Martedì 26 luglio – La pecora nera

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regia di Ascanio Celestini

con: Ascanio Celestini, Giorgio Tirabassi, Maya Sansa, Luisa De Santis, Nicola Rignanese

– Ospite della serata: Ascanio Celestini

 

 

Nicola è un bambino cresciuto nel degrado, con una nonna generosa ma priva di validi strumenti per sostenerlo, un padre e due fratelli che non lo sanno amare, e una mamma pazza morta giovane. Ha una scarsa istruzione, ma una fervida fantasia, ed è in sostanza solo per questo che lo chiudono in manicomio. Nicola è nato negli anni Sessanta, «i favolosi anni Sessanta», e il mondo che lui vede dentro listituto non è poi così diverso da quello che sta correndo là fuori  un mondo sempre più vorace, dove lunica cosa che sembra non potersi consumare è la paura. Da grande ritroverà un vecchio amore dinfanzia, ma ai matti perdere la testa può costare molto di più che a chi vive fuori dai loro cancelli.

 

“L’esordio di Ascanio Celestini con ‘La pecora nera’ ha prodotto un film coraggioso, innovativo ed emozionante. Ci si poteva aspettare il peggio () invece Celestini ha scarnificato il testo che aveva scritto per il teatro, ha dato corpo e volti ai personaggi di cui raccontava (eccellenti le scelte di Tirabassi e di Maya Sansa), e giocando sull’ambiguità del protagonista ha saputo costruire una storia fatta di immagini e non solo di parole. Ma soprattutto e riuscito a restituire lo strazio e la sofferenza di chi si sente emarginato dalla società e cerca disperatamente un equilibrio emotivo che un ricordo o un volto rischiano di far crollare all’improvviso.”

Paolo Mereghetti, ‘Corriere della Sera’, 3 settembre 2010

“Ci sono due elementi molto belli ne ‘La pecora nera’: () Primo, il film arriva a far capire come dall’infanzia la follia possa soggiogare un cervello umano. Secondo, una scena grandiosa e simbolica in cui in un supermercato il protagonista ricoverato in un ‘manicomio elettrico’, preso da furore consumista, si getta sui cibi mangiando voracemente di tutto, per vomitare poi ogni cosa penosamente. () Forse non e un difetto che il film di impianto teatrale neppure sembri un’opera cinematografica, che offra (per scelta o per inesperienza) smarrimenti, pause, vuoti analoghi a quelli di una mente alterata dalla malattia.”

Lietta Tornabuoni, ‘La Stampa’, 1 ottobre 2010

“Se Basaglia, padre della legge che aprì i manicomi, fosse vivo, ‘La pecora nera’ di Ascanio Celestini gli sarebbe piaciuta. La prima esperienza (chapeau) dietro la macchina da presa del grande affabulatore teatrale e un’escursione nel mondo degli istituti psichiatrici attraverso la storia di un bambino, Nicola, pecora nera della sua famiglia. (…) Tra gli scaffali dei supermercati, tra pazzia loro (da predisposizione o indotta?) e nostra, si ride dei matti, non proprio da matti.”

Cristina Battocletti, ‘Il Sole 24 Ore’, 1 ottobre 2010