Martedì 6 agosto – Auditorium Santa Chiara – Casa daltri

casa altri

Spettacolo prodotto nellambito del Reggio Parma Festival 2011
in collaborazione con Teatro delle Briciole

Regia Giuseppe Bertolucci

dal testo di Silvio DArzo

un progetto di Giuseppe Bertolucci e Antonio Piovanelli

con
Antonio Piovanelli

INGRESSO LIBERO E GRATUITO

 

 

Casa daltri di Silvio DArzo, un racconto della fine degli anni quaranta, considerato alla sua prima uscita perfetto da Eugenio Montale, si è conquistato nel corso degli anni lammirazione unanime della critica ed è diventato un cult per diverse generazioni di lettori.

Un parroco di montagna, ormai avanti negli anni e non più sorretto da un particolare fervore religioso, viene avvicinato da una vecchia, misera e sola al mondo, che, dopo molte reticenze, alla fine  a fronte di unesistenza grama e vuota diventata per lei insostenibile  gli confessa la sua decisione di togliersi la vita e gli chiede un impossibile consenso. Il prete naturalmente non può che negarglielo, senza però riuscire a farla recedere dal suo tragico gesto.

Il testo, ricco di una straordinaria potenzialità drammaturgica, è stato portato al pubblico attraverso letture (Marco Baliani), radiodrammi, trasposizioni cinematografiche (Blasetti) e teatrali (Silvio Castiglioni e Andrea Nanni), ma crediamo che possa trovare nuovi destinatari e nuove modalità di messa in scena e di fruizione.
La tormentata vicenda  una vera e propria sfida esistenziale  del parroco e della vecchia Zelinda è in tutto e per tutto una storia appenninica: sia per lambientazione (così
accuratamente restituita nelle sue luci, nei suoi colori e nelle sue atmosfere), che per il contesto antropologico, del quale è espressione e che mirabilmente riesce a materializzare, attraverso una scrittura scarna ed essenziale, quasi mimetica rispetto alla morfologia di quelle valli e di quei calanchi che caratterizzano gran parte della collina emiliana. Nonché la fase storica a cui si riferisce la vicenda narrata: il dopoguerra, tra la fine degli anni quaranta e linizio degli anni cinquanta.
E proprio a partire da questo dato identitario che muove il nostro progetto di rivisitazione del capolavoro di DArzo. In una prospettiva di forte sottrazione: sottrarre la messa in scena alla teatralizzazione più ovvia e scontata nei luoghi deputati (i teatri cittadini) per restituire levidente povertà dei mezzi, che caratterizza il racconto, la sua ambientazione e i suoi personaggi. In concreto, quello che si propone è di portare il nostro parroco a raccontare la sua vicenda e il suo caso di coscienza ai tavoli di un osteria, seduto in mezzo a una piccola comunità di spettatori  avventori , quasi si trattasse di un discorso confidenziale tra amici, di una confessione, magari stimolata e resa possibile da qualche bicchiere di troppo.
Dunque, come si diceva, unevidente povertà dei mezzi nellallestimento (nessun apparato illuminotecnico o fonico, solo lattore, la sua tonaca nera da prete, la sua voce e le pietre preziose di quel testo), alla quale corrisponde unaltrettanto evidente povertà dei costi per chi deciderà di ospitare il nostro parroco.

Giuseppe Bertolucci
Antonio Piovanelli