Giovedì 9 agosto – Novecento Atto primo

900 1

regia Bernardo Bertolucci

con Robert De Niro, Gérard Depardieu, Sterling Hayden
Italia 1976

Sceneggiatura Bernardo Bertolucci, Franco Arcalli, Giuseppe Bertolucci
Fotografia Vittorio Storaro
Montaggio Franco Arcalli
Scenografia Ezio Frigerio, Gianni Quaranta
Costumi Gitt Magrini
Musica Ennio Morricone
Durata 155 minuti
Distribuzione Il cinema ritrovato – Cineteca di Bologna

Versione restaurata dalla Cineteca di Bologna

locandina novecento bertolucci

Il 27 gennaio 1901, in Emilia il gobbo del villaggio, soprannominato “Rigoletto” per la sua passione canora, annuncia “Verdi è morto!”. Nello stesso giorno, due donne partiscono il loro primo figlio: Rosina Dalcò, figlia di contadini dell’azienda agricola della famiglia Berlinghieri, dà alla luce Olmo; subito dopo nasce Alfredo, da Eleonora, moglie di Giovanni Belinghieri, figlio del proprietario terriero Alfredo Berlinghieri. Comincia la storia di un secolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Mantenendo inalterato un certo fascino da opera paradigmatica e cruciale, Novecento di Bernardo Bertolucci si lascia ancora ammirare, a 40 anni dall’uscita, soprattutto come un modello d’ipertrofia autorale, espressione di quello sguardo esemplarmente radicale e inquieto che, ai tempi della fruttuosa negoziazione etica ed estetica consumatasi sull’asse Europa-Hollywood, la macchina cinema ha voluto e saputo permettersi. Oggi che appare esemplare il suo sofferto e utile interrogarsi sulle contraddizioni dei meccanismi spettacolari del linguaggio cinematografico (al di là di ogni interpretazione “politica” che ha avuto il torto di circostanziarne la magnifica ambiguità), questo capolavoro stratificato e difforme, stralunato e inquietante, sembra aver definitivamente trasformato tutti i propri difetti in pregi. Tanto per cominciare, lo si può leggere come una trasparente metafora del tempo ritrovato del suo autore allora trentacinquenne, pronto a fare i conti con le proprie angosce di stile al crocevia del trionfale scandalo di Ultimo tango a Parigi, che si mescola (psico)analiticamente al tempo così lontano, così vicino della Storia: i 45 anni dell’Italia dal fascismo alla liberazione raccontati come una crudele, incantata favola shakespeariana immersa nel ciclo delle stagioni naturali.

Umberto Cantone, www.doppiozero.com