Sabato 13 agosto – Assolo

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Regia Laura Morante

Sceneggiatura Laura Morante, Daniele Costantini

Con Laura Morante, Francesco Pannofino, Marco Giallini, Piera Degli Esposti

Fotografia Fabio Zamarion
Montaggio Esmeralda Calabria
Scenografia Luca Merlini
Costumi Agata Cannizzaro
Musica Nicola Piovani

Durata 97’
Distribuzione Warner Bros Pictures Italia

– Ospiti della serata: Laura Morante e/o attori del cast

Assolo 52999A più di cinquant’anni, Flavia affronta per la prima volta la vita da single, dopo due matrimoni dai quali ha avuto due figli, e un’ultima burrascosa relazione con un uomo irrimediabilmente sposato.

 

 

 

 

 

 

 

 

Laura Morante, alla seconda prova come regista e autrice (affiancata alla sceneggiatura dall’ex marito numero due, Daniele Costantini), prosegue il discorso iniziato con Ciliegine costruendo un’altra commedia più francese che italiana (c’è anche Lambert Wilson nei panni dell’amante d’oltralpe), più newyorkese che romana. Passando per i film della coppia Agnes Jaoui-Jean Pierre Bacri e per le commedie di Woody Allen, Morante trova una sua cifra narrativa singolare (verrebbe da dire single) fatta di malinconia, ritmo e leggerezza. È impossibile non voler bene alla sua Flavia che attraversa il presente incespicando nei suoi errori passati e in qualche modo resta in piedi, che aspira ad uscire dal coro ma non osa l’assolo per paura di stonare. Laura Morante invece è impavida nell’affrontare a testa alta un tema scomodo e apparentemente poco commerciale come i 50 anni delle donne che improvvisamente si sentono inutili, invisibili e inette, ponendo da sole il prefisso “in” davanti ai loro desideri e accettando di dipendere ancora e ancora da quello sguardo maschile condizionato ad orientarsi verso donne più giovani e più disposte all’adulazione. Diversamente da Ci vuole un gran fisico, unica commedia italiana recente a mettere al centro una cinquantenne, il film della Morante rifiuta per la sua protagonista la corda del grottesco: l’autrice si regala un autoritratto pieno di grazia e ironia, mai beffardo o crudele, poco incline ai patetismi e ai compiacimenti vittimisti. Il suo sguardo è gentile anche verso i personaggi maschili, fra cui spicca Marco Giallini per irresistibile sgradevolezza. Ne emerge un’antieroina che vorrebbe vivere a Paperopoli, un’eterna ragazza che chiama ancora “dischi” i cd, che trova l’autoerotismo ridicolo (o forse solo “stupido”, come Ann in Sesso, bugie e videotape) e che deve mettere ordine nella sequenza degli eventi che determineranno il resto del suo percorso (“prima la patente, poi la casa”, che è come dire prima l’autonomia di movimento, e solo dopo le radici nel terreno giusto). Al centro della storia c’è uno dei temi tabù della nostra epoca, la distinzione fra la solitudine come condizione di vita e la solitudine come percezione di sé: perché si può essere soli e non soffrirne, così come si può essere in due e sentirsi disperatamente soli.

Paola Casella, myMovies