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Italia 2019
Regia Federico Bondi
Sceneggiatura Simona Baldanzi, Federico Bondi
con
Carolina Raspanti, Antonio Piovanelli, Stefania Casini
Fotografia Piero Basso
Montaggio Stefano Cravero
Scenografia Cristiana Del Zotto
Costumi Massimo Cantini Parrini
Musica Saverio Lanza
Durata 94 minuti
Distribuzione Istituto Luce Cinecittà
Ospiti della serata
il regista Federico Bondi e gli attori Carolina Raspanti, Antonio Piovanelli
Trama
Dafne, trentacinque anni, ha la sindrome di Down. Vive insieme ai genitori. Il suo lavoro le piace. Gli amici e i colleghi le vogliono bene. Ma la scomparsa della madre stravolge gli equilibri familiari: costretta ad affrontare non solo il lutto ma anche a sostenere il padre caduto in depressione, Dafne sfodera determinazione e trova la forza di reagire.
Dafne, come la sua interprete Carolina Raspanti, è affetta dalla Sindrome di Down. Una forma non tra le più gravi, che ha permesso al regista Federico Bondi di poter lavorare molto bene con l’espressività naturale di Carolina. Questo rende Dafne un’opera differente e fresca nel panorama cinematografico odierno; il tema della malattia è affrontato qui con uno sguardo più immediato, forse meno attento al quadro sociale in cui è calato il dramma dei protagonisti. Al cuore delle intenzioni del regista rimane quindi la realtà e i sentimenti che emergono da gesti e sorrisi. Dafne e la sua diversità vengono calati in un ambiente pronto ad accoglierli, come dimostrano le amicizie più strette oppure l’importante ambiente di lavoro (Carolina, e così la sua Dafne, lavorano in un supermercato), ma c’è spontanea comprensione anche negli incontri occasionali, come quello con gli agenti della Guardia Forestale o gli albergatori incontrati durante la gita. Non un film che guarda alla disabilità con sensibile distacco e attenzione, ma un’opera che la affronta dall’interno, dal punto di vista della stessa attrice affetta da questa sindrome. Non si pensi però che la disabilità di questa giovane protagonista sia messa in una sorta di secondo piano, o che la sua presenza sia inserita in un clima di placido idillio o indifferenza. La sua energia è prepotente, inesauribile, quasi innaturale vettore di una positività d’animo che non cessa nemmeno nel momento del lutto, che comunque va superato.
Michele Bellantuono, www.indie-eye.it