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Italia, Francia, Germania, Brasile 2019
Regia
Marco Bellocchio
Sceneggiatura
Marco Bellocchio, Ludovica Rampoldi, Valia Santella, Francesco Piccolo
con Francesco La Licata
con
Pierfrancesco Favino, Fausto Russo Alesi, Fabrizio Ferracane, Luigi Lo Cascio
Fotografia Vladan Radovic
Montaggio Francesca Calvelli
Scenografia Andrea Castorina
Costumi Daria Calvelli
Musica Nicola Piovani
Durata 148 minuti
Distribuzione
01 Distribution
Ospiti della serata
il regista Marco Bellocchio, l’attore Pierfrancesco Favino,
i produttori Beppe Caschetto, Paolo Del Brocco, Simone Gattoni
Trama
All’inizio degli anni Ottanta, profilandosi la guerra tra le vecchie famiglie della mafia palermitane e Totò Riina capo dei corleonesi per il controllo sul traffico di droga, Tommaso Buscetta, soprannominato il “boss dei due mondi”, lascia la Sicilia per occuparsi dei suoi affari in Brasile lasciando i figli Antonio e Benedetto. Gli emissari
di Riina si accaniscono su costoro come su parenti e mafiosi avversari.
A Buscetta non resta che parlare con il giudice Falcone, quindi collaborare con la giustizia, pur dichiarando di non essere un “pentito”. Fatto sta che per il codice d’onore mafioso questa scelta costituisce un “tradimento”.
Nell’incipit del film la simulazione di una pace recuperata in extremis cela l’avvio, di lì a poco, dell’inesorabile mattanza sillabata dal progressivo scorrere in sovraimpressione di numeri che offrono un’unica indicazione ugualmente scenica, l’unica possibile, in perfetta sintonia con le didascalie relative ai luoghi e alle date dei delitti. La cronologia, collegata alla geografia e topografia della conta inesorabile e inarrestabile dei morti, scandisce lo sterminio come in ambito drammaturgico la suddivisione in atti, parti e scene cadenza il procedimento spettacolare. I morti sono morti, la somma che li riguarda cresce a livello esponenziale. Anche piangerli fa parte del rituale, della scena, appunto, che si ripete, replica dopo replica. Sin dal principio il “teatro” è la chiave di volta del meccanismo scenico e conoscitivo. L’asse portante del divenire. Un divenire narrativo, storico, giudiziario, politico assai appariscente e sfrontato, drammatico e melodrammatico a un tempo, debordante di personaggi istrionici e situazioni sbalorditive. Il giro di vite, anzi di morti, è talmente risaputo che l’indagine si concentra sul conguaglio funebre di una storia altrimenti troppo nota. Donde la necessità ne Il traditore, che consente a Bellocchio di recuperare la Sicilia “manzoniana” provocatoriamente “mafiosa” de Il regista di matrimoni, di spingersi oltre. Oltre l’evidenza probatoria, prediligendo ben altro genere di “prove”. Se il cinema e la televisione, bene o male sul caso Buscetta hanno già dato, se ne sono bene o male occupati, non resta che restituire all’insieme un tocco, un ritmo, un andamento recitativo.
Anton Giulio Mancino, Cineforum