Sabato 21 agosto, ore 21,15
Marx può aspettare
regia di Marco Bellocchio
Sceneggiatura Marco Bellocchio
con Alberto Bellocchio, Elena Bellocchio, Francesco Bellocchio, Letizia Bellocchio, Marco Bellocchio, Mariuccia Bellocchio, Pia Bellocchio, Pier Giorgio Bellocchio
Fotografia Michele Cherchi Palmieri, Paolo Ferrari
Montaggio Francesca Calvelli
Musica Ezio Bosso
Scenografia Andrea Castorina
Costumi Daria Calvelli
Durata 95 minuti
Produzione Kavac Film, IBC Movie, Tenderstories con Rai Cinema
Distribuzione 01 Distribution
Italia, 2021
Marco Bellocchio per la prima volta si racconta senza filtri, racconta l’Italia e racconta la storia familiare che culmina in negativo nella tragica decisione del fratello gemello Camillo di togliersi la vita alla fine di dicembre del 1968. La rielaborazione del lutto pluridecennale dà il via a un’indagine traversale, dentro e fuori le pareti domestiche in cui l’autore affronta sul piano storico e privato con i fratelli e le sorelle, a partire dalla battuta di Camillo che dà il titolo al film e in un anno chiave come quello della contestazione giovanile, i limiti dell’ideologia e del primato della politica nei rapporti interpersonali.
L’origine fraterna estende il proprio campo semantico e filmico in Marx può aspettare connotando al termine della notte un percorso interiore la cui sostanza resta complessa e sfaccettata, come in una tela cubista. Da buon film sano, meditato e soprattutto saggio sia per sopraggiunta saggezza che per motivi saggistici di approccio alla materia, giunge come un fulmine a ciel sereno, totalmente libero, liberato e liberatorio. L’apparenza del documentario gli sta talmente stretta da reclamare di continuo stralci interni di finzione (I pugni in tasca, Gli occhi, la bocca, Salto nel vuoto e L’ora di religione), seguendo la linea tracciata da Gli occhi, la bocca dove per la prima volta l’autore cita la risposta di Camillo a un suo rigido richiamo politico: «Marx può aspettare!», e proseguita con La religione della storia, Sogni infranti – Ragionamenti e deliri o Sorelle/Sorelle Mai.
Se la dimensione familiare è fondamentale per capire sempre e comunque il ragionamento filmico portato avanti da Bellocchio dagli anni Sessanta, Marx può aspettare ne esplicita il bandolo della matassa, fornendo una vasta, spettrale e articolata chiave di lettura della disillusione storica, ovvero il suicidio individuale come prefigurazione di un destino generazionale. Anticipato l’anno precedente, sul versante canoro, da quello di Luigi Tenco nell’anno de La Cina è vicina e all’ombra del Festival di Sanremo, luogo non casuale che rimanda all’iniziale idea di Bellocchio ne I pugni in tasca di affidare la parte del protagonista a Gianni Morandi. Oltre all’affetto, che appartiene alla sfera intima, e più del senso di colpa, l’autore di Marx può aspettare tributa al fratello andatosene controcorrente in un anno molto celebrato, un merito provocatorio, folle e insospettabile. Profondamente bellocchiano.
A seguire Incontro-dibattito pubblico con Marco Bellocchio moderato da Enrico Magrelli
Ospiti della serata
il regista Marco Bellocchio, il produttore Simone Gattoni, la montatrice Francesca Calvelli, Alberto, Pier Giorgio Jr. ed Elena Bellocchio.