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4 agosto ore 21.15
Chiostro di San Colombano (Bobbio)
IO E SPOTTY
Italia, 2021
Regia
Cosimo Gomez
Sceneggiatura
Luca Infascelli, Cosimo Gomez
con Michela De Rossi, Filippo Scotti, Paola Minaccioni
Fotografia Francesca Amitrano
Montaggio Federico Maria Maneschi
Musica Pivio e Aldo De Scalzi
Scenografia Noemi Marchica
Costumi Ginevra De Carolis
Prodotto da Carlo Macchitella, Manetti Bros, Piergiorgio Bellocchio
Una produzione Mompracem con Rai Cinema
Durata 97 minuti
Distribuzione
Adler Entertainment
Ospiti della serata
Il regista Cosimo Gomez, Filippo Scotti
Trama
Eva studia giurisprudenza a Bologna ma per permettersi gli studi che stenta a portare avanti è continuamente in cerca di lavoro, tallonata da crisi di ansia e da un forte senso di colpa nei confronti della madre che la mantiene fuori sede. Matteo invece è un giovane animatore che disegna fiori e calabroni per una serie per bambini, ma il suo problema è trovare una dog sitter disposta a prendersi cura la sera del suo Spotty. Eva, che ha visto anche crollare la relazione con un suo docente, legge l’annuncio e si presenta per accettare il lavoro da Matteo, finché non vede Spotty…
Possono due vite scombinate, ai limiti dell’assurdo quotidiano, avviare un’unione sia pure imperfetta, ammesso che di perfezione si possa parlare nella precarietà del sopravvivere giovanile nel mondo del lavoro odierno? La risposta sta nella parabola di Io e Spotty che si sviluppa non a caso lungo due direttrici destinate a incrociarsi. La prima viene modulata dall’ansia patologica che soffoca la studentessa fuoricorso, fuori sede e fuori tutto, senno compreso: questa Eva priva di un Adamo a Bologna studia diritto ma non ha il diritto di mantenere una professione in grado di mantenerla agli studi. Ne di mantenere una relazione col cauto, giovane docente di giurisprudenza, già fidanzato e prossimo alle nozze. La seconda direttrice scorre parallela alternando le lunghe tirate in bicicletta del giovane esperto di animazione per bambini con una vocazione canina in cui sublima la disarmata mancanza di tranquillità domestica e di legami stabili, come tra cane e padrone. L’intreccio dei due approcci disfunzionali rispetto a una realtà ingrata e stressante coincide con la logica che viene a delinearsi: rendere complementari forme di disadattamento tra coetanei, come in un puzzle dove i pezzi poco a poco vengono ricollocati per restituire un’immagine infine omogenea dell’insieme generazionale. Un ponte allusivo alla fine unisce e stabilizza i destini incrociati, configurando anche l’architettura di Io e Spotty. Il titolo, grazie alla congiunzione grammaticale e all’uso da un lato del pronome personale e dall’altro del soprannome, sintetizza la morale di una favola a prima vista minimalista ma nelle sue corde segrete radicata nel tessuto contemporaneo di un malessere strisciante e sottovalutato.
Anton Giulio Mancino