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1 agosto ore 21.15
Chiostro di San Colombano (Bobbio)
ARIAFERMA
Italia, Svizzera, 2021
Regia
Leonardo Di Costanzo
Sceneggiatura Leonardo Di Costanzo, Bruno Oliviero, Valia Santella con Toni Servillo, Silvio Orlando, Fabrizio Ferracane
Fotografia Luca Bigazzi
Montaggio Carlotta Cristiani
Musica Pasquale Scialò
Scenografia Luca Servino
Costumi Florence Emir
Durata 117 minuti
Distribuzione
Vision Distribution
Ospiti della serata
Il regista Leonardo Di Costanzo
Trama
Una struttura carceraria in Sardegna, in procinto di essere chiusa, per ragioni organizzative deve ospitare ancora per qualche tempo un gruppo ristretto di detenuti. Le guardie carcerarie devono quindi rassegnarsi a restare in questa struttura in dismissione finché non saranno destinati ad altra sede i detenuti che reagiscono alla situazione con un crescendo di insofferenza. Gli agenti penitenziari obbediscono a Carmine Lagioia, il più anziano tra loro, e i carcerati al boss Gaetano Gargiulo. Tra Lagioia e Gargiulio il testa a testa diventa l’occasione per un incontro.
A livello lessicale Ariaferma non impone “Aria” e poi “ferma” come concetti separati. La libertà, all’aria aperta, e lo stato di fermo, proprio della reclusione coesistono e a fatica convivono. Il dato di fatto di Ariaferma è che i rei e le guardie occupano caselle diverse, ma della medesima scacchiera. I loro sono destini incrociati, come la rete di inferriate che condiziona la visuale: al di qua e al di là, nei rispettivi ruoli assegnati dal sistema carcerario, sono costretti a condividere la stessa “aria-ferma”. Perciò l’autore inquadra in campo e controcampo gli uni e gli altri attraverso il filtro equivalente delle grate. Le linee ortogonali che incorniciano reciprocamente i volti, i corpi e gli sguardi suggeriscono che l’asse prospettico coincide con la prassi carceraria e coinvolge così lo spettatore in sala. Lo scambio di battute del resto tra il boss detenuto, Carmine Lagioia, e il più anziano tra gli agenti penitenziari, Gaetano Gargiulo, sottolinea il paradosso: «È tosta a sta’ in galera, eh?», ammicca il primo. «Tu stai in galera, io no!», replica il secondo, risentito. «Ah sì? Non me ne ero accorto», si sente quest’ultimo rispondere. La logica audiovisiva di Ariaferma presuppone che a rendersene conto in quel preciso istante sia innanzitutto lo spettatore, vedendoli e ascoltandoli sempre tramite le sbarre onnipresenti nel quadro, persino più gravi ed evidenti se restituite fuori fuoco. Le linee metalliche perpendicolari di quel logico processo che imprigiona lo sguardo e gli individui sono ovunque. Il riquadro dello schermo e le persone all’interno risultano assoggettati: prima ancora che nella “galera” reale, in quell’altro perimetro mentale costruito a monte come “galera”.
Anton Giulio Mancino