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5 agosto ore 21.15
Chiostro di San Colombano (Bobbio)
PICCOLO CORPO
Italia, Francia, Slovenia, 2021
Regia
Laura Samani
Sceneggiatura
Laura Samani, Marco Borromei, Elisa Dondi
con Ondina Quadri, Celeste Cescutti
Fotografia Mitja Licen
Montaggio Chiara Dainese
Musica Fredrika Stahl
Scenografia Rachele Meliadò
Costumi Loredana Buscemi
Prodotto da Nadia Trevisan, Alberto Fasulo
Una produzione Nefertiti Film
Durata 93 minuti
Distribuzione
Nefertiti Film
Ospiti della serata
La regista Laura Samani, Gianni Amelio
Trama
Agli inizi del Novecento, in una cornice di sostentamento e di amara vita di pescatori, Agata partorisce con dolore una creatura senza vita. Sebbene circondata da un ambiente femminile che si sforza di portarle conforto per la perdita, Agata non si rassegna. Convinta che in un remoto santuario la sua sventurata bambina potrà vivere anche solo per un attimo ed essere quindi battezzato con un nome, disseppellisce il “piccolo corpo” e si avventura per un viaggio molto duro e pericoloso in cui viene affiancata da una ragazza fuggita di casa che si fa chiamare Lince.
L’ossessione del film spesso coincide con quella dei protagonisti che vivono esperienze estreme sospinti da una volontà speciale e incontenibile. Piccolo corpo, come in un film di Werner Herzog, coniuga così l’impresa insostenibile, fisica e mentale, con la sollecitazione perpetua della macchina da presa che segue la sventurata puerpera Agata la quale non si rassegna alla sorte di una figlia morta prematura, senza aver avuto la possibilità di un degno battesimo. Il bisogno essenziale di rivendicare un principio di vita e sottrarlo alla crudele legge naturale della morte riflette la componente profondamente religiosa della giovane madre, pronta, al di là del culto che sin dalla prima scena assume una duplice connotazione, sacra e pagana, a intraprendere un viaggio alla ricerca della “compresenza dei morti e dei viventi”, come la definiva Aldo Capitini, massimo esponente del pensiero nonviolento. In quanto donna Agata comprende, fisicamente e moralmente l’importanza di un battesimo che unicamente potrebbe riportare la sua creatura in un orizzonte di comunità cristiana. Non è una fanatica o un’invasata, né tantomeno una cultrice del dogma battesimale. Nel sacramento e nell’indispensabile nome per la nascitura, purché capace di esalare almeno un respiro di vita, ella intravede il valore supremo della “compresenza”. Perciò desidera riportare quel “piccolo corpo” sventurato nel “grande corpo” dell’umanità battezzata e compresente. In Battezzati non credenti del 1961 Capitini, sul quesito cattolico “Il battesimo produce una rinascita, un cambiamento interno”, risponde che sì, “ogni essere umano nasce non soltanto come natura, ma anche come compresenza, anche se non ne è consapevole”.
Anton Giulio Mancino