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Italia 2018
Regia Valerio Mastandrea
Sceneggiatura Valerio Mastandrea, Enrico Audenino
con
Chiara Martegiani, Arturo Marchetti, Renato Carpentieri
Fotografia Andrea Fastella
Montaggio Mauro Bonanni
Scenografia Marta Maffucci
Costumi Olivia Bellini
Musica Riccardo Sinigallia, Emiliano Di Meo
Durata 95 minuti
Distribuzione 01 Distribution
Ospiti della serata
il regista Valerio Mastandrea e l’attrice Chiara Martegiani
Trama
Manca solo un giorno al alle esequie pubbliche di Mauro Secondari, il giovane operaio scomparso prematuramente in un incidente sul lavoro.
La compagna Carolina e il figlio di dieci anni, in procinto di prendere parte alla commemorazione, non sanno come elaborare il lutto, né affrontare tutti coloro che desiderano darle conforto in maniera invadente.
Ogni definizione di lutto è un piccolo atto di presunzione. “Lutto” è una parola che racchiude tante, troppe cose. Una parola da usare con cura, da maneggiare con i guanti. Perché il dolore è un canovaccio instabile e irrequieto, che non dovrebbe conoscere sceneggiature rigide, tempi e battute prestabilite. Il dolore dovrebbe sentirsi libero di manifestarsi come meglio crede senza sentirsi in dovere di qualcosa, senza dover rispettare aspettative, abitudini, riti socialmente accettabili. Eppure, Ride è qui a ricordarci che una burocrazia del dolore esiste eccome. L’atteso esordio alla regia di Valerio Mastandrea è un film che affonda le sue radici sul senso di colpa dei vivi che non riescono a versare lacrime. Ride è un’opera prima imperfetta ma audace, perché non ha paura di trattare il dolore in maniera agrodolce. Il che può accogliere o respingere. Nel dubbio, sappiamo che Valerio Mastandrea è un autore che dirige cinema per soffocare e far esplodere i suoi bisogni. Accade tutto in un film in cui emerge forte una visione d’autore chiara e forte, un’esigenza personale di carezze e pugni nello stomaco. Sospeso tra dramma e commedia, Ride graffia e accarezza, commuove e ti fa sentire quasi in colpa per qualche sorriso fuori posto. Grazie a un ritratto familiare sentito, Mastandrea scardina il preconcetto che il dolore debba attenersi a uno suo galateo funereo e ci scendere a patti con la nostra percezione della perdita e del suo inevitabile superamento. Il che lo rende per forza di cose un film condannato a dividere. Da queste parti gli abbiamo voluto bene.
Giuseppe Grossi, www.movieplayer.it