Domenica 31 luglio – Il gioiellino

{jathumbnail}gioiellino

regia di Andrea Molaioli 
– con Toni Servillo, Remo Girone, Sarah Felberbaum

– Ospiti della serata: Andrea Molaioli

 

L’azienda agro-alimentare fondata da Amanzio Rastelli è considerata un vero e proprio ‘gioiellino’ del panorama economico internazionale. Quotata in Borsa e in continua espansione verso nuovi mercati la società è però gestita a conduzione familiare. Amanzio, infatti, ai posti di comando ha messo i suoi parenti più stretti – il figlio, la nipote – e alcuni manager di provata fiducia, ma privi di una laurea. Tale amministrazione porterà il management ad affrontare sfide sempre più ardue e difficili da gestire: Rastelli e il suo team si vedrà costretto a contrarre debiti, falsificare i bilanci, gonfiare le vendite, chiedere appoggi politici, tentare operazioni di finanza creativa sempre più rischiose. Finché la voragine economica e finanziaria diventerà enorme e pronta a inghiottire tutto…

 

I protagonisti di ‘Il gioiellino’ (..)sono grigi, noiosi, abitudinari. Odorano di naftalina e di sacrestia. (…) Il problema è che il regista Andrea Molaioli sceglie di raccontare la storia dal loro punto di vista. Scelta coraggiosa, non c’è dubbio, ma anche difficile e rischiosa: perché impedisce la distanza critica, la deformazione grottesca, la corrosione ironica. E perché autorizza il pubblico ad adottare lo sguardo dei personaggi, fin quasi ad arenarsi in esso.”

  Gianni Canova, ‘Il Fatto Quotidiano’, 4 marzo 2011

Sul viso di Toni Servillo, il ragionier Botta del ‘Gioiellino’ di Andrea Molaioli, tale e quale al ragionier Tonna del vero crac Parmalat, il mestiere della truffa ha lasciato solchi indelebili, un misto di rabbia e di amarezza, l’alterigia ottusa di chi non sa tornare indietro. In quell’espressione, in quella totale incapacità di pentimento, c’è la denuncia di un grande difetto italiano. Servillo la sottolinea con lo sguardo, regalando alla sua galleria di personaggi nostrani, un altro, prezioso ritratto.”

  Fulvia Caprara, ‘La Stampa’, 4 marzo 2011

(…) Molaioli e i suoi sceneggiatori infatti cedono lo stretto necessario al gusto un po’ ovvio delle battute ficcanti, della trama avvincente, del moralismo facile. Ma non ci danno neanche molto in cambio, e soprattutto non trovano un centro, un punto di vista. (…) Tutto vero, come no, doloroso, documentato – e visto “da dentro”. Ma per raccontare la new economy bisogna inventare anche un cinema più nuovo e deciso.”

  Fabio Ferzetti, ‘Il Messaggero’, 4 marzo 2011