Mercoledì 31 luglio – Appartamento ad Atene

appartamento

Regia Ruggero Dipaola

con
Laura Morante, Gerasimos Skiadaressis, Richard Sammel  

Durata 95 minuti
Produzione LOcchio e la Luna

 

 

 

 

– Ospite della serata: il regista Ruggero Dipaola

 

appartamento atene loc copiaAtene, 1942, la famiglia borghese degli Helianos, padre, madre e due figli, è costretta ad accettare il male della guerra nella propria casa. Il padre, uomo colto e sensibile, accetta di ospitare nella sua dimora lufficiale tedesco Kattler, uomo cinico e senza scrupoli, nel tentativo di proteggere i suoi cari. Vessati e sottomessi in ogni modo, i quattro tirano un respiro di sollievo alla partenza dellufficiale per un breve soggiorno in patria.  Al suo ritorno, però, il capitano è improvvisamente diverso, depresso, stanco e inappetente. Il destino della famiglia sembra cambiare ma la sorte sarà tragica.

 

 

 

 

 

 

 

 

Tratto da un romanzo scritto nel 1945 dall’americano Glenway Wescott, il film dellesordiente Ruggero Dipaola e dei suoi cosceneggiatori Heidrun Schleef e Luca De Benedittis racconta una storia di fanatismo nazista, ma non solo. Nel comportamento del capitano cè un buio umano che non si lascia ridurre a unepoca o a unideologia. () Ma cè un secondo lato, più inaspettato e addirittura più tragico, in quel buio. Accade dunque che, proprio quando i nazisti iniziano a temere dessere sconfitti, la famiglia di Kalter muoia sotto un bombardamento, e che lui prenda a trattare Nikolas come un essere umano, addirittura come un amico. E quello si illude di poterlo essere davvero, suo amico. Che cosa cè dietro questa illusione? Forse un paradossale moto di compassione della vittima per il persecutore? O forse il compiacimento del topo, che trova (o ritrova) la propria dignità nellesser riconosciuto come pari dal gatto? Se così fosse – e così sembra che sia per gli autori di Appartamento ad Atene – occorrerebbe supporre che nel rapporto di potere, o almeno di quel potere che si esprime come dominio, le vittime non siano solo vittime, ma in qualche modo anche complici. E questo spiegherebbe perché tanto spesso e tanto facilmente gli uomini e le donne si lascino trattare come cose e obbediscano grati, dimentichi in primo luogo della propria dignità.

  Roberto Escobar, Lespresso

() La cosa che mi interessava di più era lesplorazione dellambiguità dei rapporti umani, ha spiegato Dipaola, ambiguità che spesso portano a logiche imprevedibili come succede nel film tra moglie e marito o tra i genitori e i figli e tra i figli e il capitano. Delimitando il conflitto allinterno di una casa, il regista spiega che desiderava andare oltre il contesto storico, distaccarsene e trasformare la narrazione in qualcosa di universale e senza tempo, privilegiando lindagine del legame tra vittima e carnefice. ()

  Alessandra Cardinale, Il Fatto Quotidiano