Venerdì 19 agosto – Fuocoammare

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Regia Gianfranco Rosi

Sceneggiatura Gianfranco Rosi

Con Samuele Pucillo, Mattias Cucina, Samuele Caruana, Pietro Bartolo

Fotografia Gianfranco Rosi
Montaggio Jacopo Quadri
Suono Gianfranco Rosi

Durata 108’
Distribuzione 01 Distribution

– Ospiti della serata: Gianfranco Rosi 

 

 

fuocoammare locandina lowFuocoammare è girato sull’isola di Lampedusa e racconta gli sbarchi di migranti che la interessano, come è noto, da diversi anni. Uno tra i principali personaggi del film è Pietro Bartolo, il medico che dirige il poliambulatorio di Lampedusa e che da molto tempo compie la prima visita a ogni emigrante che sbarca nell’isola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Uno dei nostri migliori registi, Rosi, tra i pochi a cui dare fiducia anche quando annuncia di voler confrontarsi con un tema sensibilmente complesso come quello dei migranti sull’isola di Lampedusa, e dunque con le immagini di una realtà che l’urgenza della cronaca ha quasi consumato. Ma ‘Fuocoammare’ come il titolo di una vecchia canzone, e i ricordi della guerra di una vecchia signora, con l’attualità dei servizi televisivi, le inchieste, i doc «impegnati» non ha nulla a che vedere. Non ci sono “teste” parlanti, interviste, dissertazioni, i racconti delle sofferenze diventano le rime di una ballata rap. E Rosi riesce a filmare quello che non si può filmare, la morte, il dolore, i corpi dei cadaveri coperti nei sacchi che vengono tirati su ogni giorno dai barconi in mezzo al mare, ognuno con le sue storie di cui non si sa ma che in fondo, a quel punto, non sono nemmeno importanti. Lo fa con pudore, e sono i momenti più forti del film, mettendosi dalla parte degli uomini dei soccorsi, quasi a farci guardare quella realtà nei loro occhi e condividerne il sentimento a volte, troppe volte, di impotenza. (…) Però l’isola non è solo questo, ci sono i suoi abitanti, c’è la sua vita, ci sono i gesti della «normalità» di tutti, andare a pesca, a scuola, combattere il maltempo perché sennò non si riesce a tirare le reti e a guadagnare, occuparsi della casa. (…) La linea narrativa si muove su questa alternanza dei due piani di realtà dove in uno, quello degli isolani, il personaggio-guida è Samuele (…). Lo schema è un po’ quello del precedente ‘Sacro GRA’, una sorta di circolarità in uno spazio chiuso, come è quello di un’isola, nel quale ritornano le stesse figure che però non diventano mai con l’eccezione di Samuele, dei personaggi. Rimangono lì, accennati, con qualche ammiccamento all’eterno dna nostrano da commedia all’italiana (…). Ecco, la metafora (parolona per carità) degli occhiali del ragazzino e del suo occhio pigro, (un po’ ‘The Look of Silence’ il magnifico film di Oppenheimer) sembra essere il punto di vista del regista, o almeno il posto che ha scelto per sé nonostante l’invisibilità della sua presenza. (…) Non è moralista Rosi, piuttosto ricerca una tensione morale, ed è quella che gli permette di filmare i migranti dando alle immagini a cui siamo «abituati» una forza e un’evidenza mai vista. (…) anche nelle sue incertezze quella di ‘Fuocommare’ è una scommessa importante col nostro tempo e con la sua fragilità.

Cristina Piccino, il Manifesto