Proiezione del film “I Pugni in Tasca“
Giovedì 27 Maggio 2021, ore 9.00
regia di Marco Bellocchio
con Lou Castel, Paola Pitagora, Marino Masè, Liliana Gerace, Pier Luigi Troglio
Italia, 1965 – Durata 105’
Film restaurato da Fondazione Cineteca di Bologna presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata con il sostegno di Giorgio Armani
Il tormentato rampollo di una ricca famiglia di Bobbio uccide la madre paralitica e il fratello minorato, confidando nella complicità morbosa che lo lega da sempre alla sorella. Il folgorante, crudele esordio di Marco Bellocchio infierisce con rabbia e disperazione contro la famiglia, il cattolicesimo e altre colonne portanti della borghesia italiana. In equilibrio fra adesione e distacco dalla folle lucidità del protagonista, Bellocchio prefigura alcuni umori del ’68. A cinquant’anni di distanza mantiene intatta la propria modernità e carica corrosiva.
I pugni in tasca di Marco Bellocchio è probabilmente l’opera d’esordio più sconvolgente della storia del cinema.
Pauline Kael
A metà anni Sessanta, l’arrivo folgorante nel cinema italiano di I pugni in tasca segna l’avvento di un regista venticinquenne che non mostra alcun legame né con il neorealismo né con la nouvelle vague francese cara a Bertolucci. Oltre a firmare da solo la sua sceneggiatura, distinguendosi così dal lavoro di gruppo che presiede alla scrittura dei film italiani, Bellocchio offre volti nuovi di attori della stessa sua generazione e ambienta il film nella regione dove è nato, l’Emilia-Romagna di Piacenza e Bobbio. L’ambiguità, la complessità della trama vanno di pari passo con l’eccezionale maturità di uno stile che rifiuta il compiacimento estetico tipico dei giovani per ricercare l’evidenza di una messinscena che rimanda a Buñuel e ai grandi americani con un montaggio secco e una prevalenza accordata al racconto e agli attori. La rabbia che si sprigiona dal film e che esprime la rivolta del protagonista Alessandro è accompagnata da uno sguardo lucido sul suo comportamento. Con freddo distacco, Bellocchio analizza una stagione nella vita di un giovane alla costante ricerca di scuse per la propria impotenza e in fuga da qualsiasi responsabilità personale. In questo cupo dipinto di una situazione senza sbocco non c’è alcuno spazio per l’‘umanesimo sentimentale’.
Michel Ciment