Cinema e Storia
Venerdì 21 Aprile 2023, ore 9.00-12:30
Proiezione di “Esterno Notte”
Incontro con il regista Marco Bellocchio
In dialogo con la critica cinematografica Paola Piacenza
Esterno notte
regia di Marco Bellocchio
con Fabrizio Gifuni, Margherita Buy, Fausto Russo Alesi, Gabriel Montesi, Daniela Marra, Paolo Pierobon, Fabrizio Contri, Pier Giorgio Bellocchio, Antonio Piovanelli, Bruno Cariello, Gigio Alberti, Luca Lazzareschi
Italia / Francia, 2022 – Durata 106′
Riconoscimenti: ha vinto l’European Film Awards per la narrazione più innovativa. Esterno Notte ha ricevuto 17 candidature ai David di Donatello 2023, tra cui Miglior film, Miglior regista, Miglior sceneggiatura.
Il rapimento di Aldo Moro si è concluso. L’esito è stato positivo. L’anziano uomo, provato, è in un letto di ospedale e riceve le visite dei tre leader del partito democristiano di cui è ancora il presidente: Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e Benigno Zaccagnini. Invece la liberazione di Moro non c’è stata e il contenuto della prima scena sembra il sogno frustrato del protagonista che, subito dopo il rapimento, nella cassa di legno si assopisce. Cossiga, intanto, provato dal compito gravoso come ministro degli Interni e dai problemi familiari, affronta la vicenda del rapimento con profonda e delirante inquietudine.
Ero rimasto molto colpito da un articolo di Filippo Ceccarelli su Aldo Moro del 20 settembre ’17 di Repubblica e da quella foto del Presidente sulla spiaggia di Maccarese in mezzo a mamme e bambini e papà in costume da bagno del 1971, e lui in doppiopetto e cravatta… E poi sotto una seconda foto su un motoscafo guidato dalla moglie, donna forte, fiera che si è portata nella tomba tanti misteri. Sono l’esterno, il controcampo di un Moro prigioniero e poi giustiziato dalle BR nel 1978, su cui avevo fatto il film, in interno, Buongiorno notte. Sentivo che era importante, almeno per me (non per l’Italia, non ho questa presunzione) dopo Il Traditore, ritornare sull’argomento. Ho voluto stavolta farne una serie per raccontare l’Esterno di quei 55 giorni italiani stando però fuori dalla prigione tranne che alla fine, all’epilogo tragico. Esterno notte perché stavolta i protagonisti sono gli uomini e le donne che agirono fuori della prigione, coinvolti a vario titolo nel sequestro: la famiglia, i politici, i preti, il Papa, i professori, i maghi, le forze dell’ordine, i servizi segreti, i brigatisti in libertà e in galera, persino i mafiosi, gli infiltrati. Protagonisti celebri, sempre in TV e sui giornali, ma anche sconosciuti… E le loro storie più private che pubbliche durante il sequestro, per cercare di salvarlo, per far finta di salvarlo, boicottando apertamente o segretamente ogni trattativa, fino al tragico grottesco delle sedute spiritiche e dei viaggi all’estero per consultare sensitivi che potessero dare delle informazioni utili sulla prigione. Il grande teatro televisivo durante quei 55 giorni con milioni di spettatori attaccati alla TV in cui tutti facevano pronostici pubblicamente o in cuor loro e si pregava nelle chiese, si facevano appelli da San Pietro per la salvezza del Presidente e tanti ci speravano e anch’io. Ingenuamente. Quell’uomo, come Cristo, “doveva morire”. Perché nulla potesse cambiare non solo nella politica, ma soprattutto nella mente degli italiani. Facendo un’eccezione alla mia regola di non ritornare più su storie già raccontate. Con un’ampia giustificazione e cioè che la “notte” che ho voluto raccontare nella serie era assente in Buongiorno notte.
Marco Bellocchio – Note di regia
Marco Bellocchio è regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e docente. Dopo aver frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma ed essersi diplomato regista nel 1962 sotto la guida di Andrea Camilleri, esordisce con un lungometraggio appena ventiseienne, scrivendo e dirigendo il film drammatico I pugni in tasca (1965), con Lou Castel e Paola Pitagora. Selezionato dal Festival di Locarno, il film viene premiato anche a Venezia e consente a Bellocchio di vincere il suo primo Nastro d’Argento per la miglior sceneggiatura. Nel corso degli anni successivi, Bellocchio conferma il taglio sociale e politico dei suoi film. Spesso, attraverso episodi della storia italiana, Bellocchio tenta di raccontare il presente del suo Paese: l’episodio del film collettivo Amore e rabbia (1969); Sbatti il mostro in prima pagina (1972) con Gian Maria Volontè; Salto nel vuoto (1980, David di Donatello per la miglior regia); La condanna (1991, Orso d’Argento a Berlino); La balia (1999); L’ora di religione (2002, premio della giuria ecumenica a Cannes e Nastro d’Argento per il miglior soggetto e la miglior regia) con Sergio Castellitto; Buongiorno, notte (2003, premio FIPRESCI agli European Film Award), con Roberto Herlitzka, Luigi Lo Cascio e Maya Sansa; Il regista di matrimoni (2006, Nastro d’Argento per il soggetto); Vincere (2009, altro David per la migliore regia) con Giovanna Mezzogiorno e Filippo Timi; Sangue del mio sangue (2015, premio FIPRESCI a Venezia); Il traditore (2019) con Pierfrancesco Favino e Lo Cascio, premiato con 6 David di Donatello e 7 Nastri d’Argento. Nel 2011, Bellocchio è Leone d’Oro alla carriera a Venezia. Nel 2014, riceve il David alla carriera. A Locarno, nel 2015, viene premiato con il Pardo d’Oro alla carriera. Nel 2021 riceve la Palma d’Oro alla Carriera a Cannes. Dal 2014, Bellocchio è presidente della Cineteca di Bologna. A Bobbio, suo paese natale, organizza dal 1995 il Bobbio Film Festival ed è presidente della Fondazione Fare Cinema.
Paola Piacenza, reporter e filmmaker, nello staff del settimanale del Corriere della Sera, Io donna, Paola Piacenza scrive di cinema, cultura ed esteri. È autrice di documentari che hanno esplorato il tema della frontiera, The Land of Jerry Cans (2009), girato al confine tra Iran e Iraq, In nessuna lingua del mondo (2011), tra Baltico e Balcani e In uno stato libero (2012) nel sud della Tunisia, lungo la frontiera libica. Collabora con RaiRadio3, alla trasmissione Piazza Verdi.